Ombre e colori di Cupisti – di Azzurra Schiavi

Un percorso artistico, quello di Cupisti, concepito da una ricerca di espressione e comunicazione che egli trova nella rappresentazione di Viareggio, città che gli diede i natali nel 1934 e dalla quale il pittore non ha mai voluto separarsi anzi, la ritrae insistentemente nelle sue tele con giochi di luci e colori.

Una città dai mille volti: la terra del carnevale, delle pinete ombrose, dei mercatini chiassosi ma veduta-su-Roma-(-particolare-)che l’artista immagina sempre crepuscolare.
Uomo schietto e sensibile, egli riesce ad essere altrettanto eclettico, poiché e in grado di spaziare dalla musica, nella quale si cimentò con successo fino al 1985, all’arte figurativa che riesce ad interpretare fissando con rapide ma magistrali pennellate la vita quotidiana, colorandone anche i più banali frammenti. Una pittura che ha come riferimento costante figure dai volti ritratti sempre con palpebre socchiuse, serrate, quasi avessero l’intimo desiderio di vedere sfumato il mondo che lo circonda. Sono sagome che guardano verso il mare di Viareggio ma che potrebbe essere un qualunque altro, un mare che non viene
quasi mai raffigurato estivo e chiassoso bensì invernale e desolato spesso notturno, avvolto in una quiete calma di struggente nostalgia.

Le figure aspettano immobili sulla spiaggia l’arrivo di qualcuno o di qualcosa che li venga a prendere per portarli via da quella apatia sofferente e li faccia finalmente salpare verso un mare nuovo, non ancora inventato e che probabilmente mai sarà dipinto dai pennelli di Cupisti. Sembra quasi la sublimazione della disperazione, le figure create dal pittore sanno di attendere invano ma ciò non toglie che comunque decidano di aspettare, confortate dalla brezza del mare dalla quale, tuttavia, riescono a trarre un barlume di speranza con cui sconfiggere dolori e delusioni.

Allora è qui che si comprende la vera assenza del messaggio artistico di Cupisti, il quale con la complicità di matite, olii, e tempere riesce a raccontare momenti malinconici, sofferenze e patimenti ma dalle sue tele, come fosse spinta da una misteriosa alchimia, su tutto prevale la speranza, unica, forte, possente, rigeneratrice di ulteriori legittime ambizioni e alla quale, esorta il Cupisti, nessuno deve rinunciare.